La storia del laptop di Hunter Biden: perché i social network l'hanno oscurata e cosa c'entrano Fbi, Blinken e i democratici Usa - Il Fatto Quotidiano (2024)

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La storia del laptop di Hunter Biden: perché i social network l'hanno oscurata e cosa c'entrano Fbi, Blinken e i democratici Usa - Il Fatto Quotidiano (1)

di Riccardo Antoniucci | 27 Agosto 2024

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Nel dibattito sul ruolo dei social network nel dibattito pubblico, riaperto con i casi di cronaca, torna insistentemente una storia in particolare: il laptop di Hunter Biden. In piena campagna elettorale, negli Stati Uniti la vicenda è portata dai repubblicani a emblema della compromissione di Big Tech e delle principali aziende della Silicon Valley con il partito democratico e con l’amministrazione Biden. Nel 2022 i repubblicani hanno aperto una commissione di inchiesta per ricostruire la vicenda nel dettaglio. Il titolo della commissione è evocativo: “weaponisation of the Federal Government”, letteralmente la “strumentalizzazione del governo federale a fini politici” (si indaga anche sulla stagione del Covid).

Le audizioni e le indagini della Commissione sono ancora in corso. Pur non essendo ancora arrivata a individuare la “pistola fumante” di un presunto “complotto” tra democratici e governo federale per censurare le notizie a favore di Biden e dei democratici, tuttavia ha fatto luce su alcune pratiche arbitrarie dai due principali social network, Facebook e Twitter, in passato nel gestire i contenuti pubblicati sulle loro piattaforme, limitandone la diffusione d’imperio e quindi, secondo alcuni, la limitando libertà di espressione. In questo senso, la storia del laptop di Biden è tra quelle vicende ha contribuito a spingere le aziende che gestiscono social, Meta in particolare, a modificare le politiche di moderazione dei contenuti pubblicati sulle loro piattaforme. Ecco cosa è

Il portatile dimenticato e i file compromettenti– Ad aprile del 2019 Hunter Biden porta il suo portatile a riparare in un negozio specializzato del Delaware. E lo dimentica lì. Il proprietario del negozio, dopo aver tentato ripetutamente di contattare Biden, accede ai contenuti del disco rigido del computer, vede email in cui si parla del candidato presidente democratico Joe Biden, foto e video in cui Hunter fuma crack e mostra una pistola, e decide di allertare l’Fbi.

I federali ritirano il portatile nel dicembre del 2019. Ma il proprietario del negozio del Delaware aveva fatto una copia dei file, che consegna a Robert Costello, avvocato personale del consigliere di Donal Trump Rudolph Giuliani, che ne entra in possesso nell’agosto del 2020. Giuliani fornisce il contenuto dell’hard disk di Hunter Biden al New York Post, che pubblica in prima pagina la storia il 14 ottobre. L’articolo, oltre a mostrare le foto compromettenti, sosteneva che le email provassero accordi di corruzione tra Hunter, il padre Joe e una società ucraina Burisma.

Quando la storia comincia a circolare sui social, il social Twitter, allora guidato da Jack Dorsey, decide di rimuovere il contenuto e tutti i post che lo citavano dalla piattaforma. Anche Facebook interviene, limitando fortemente la visibilità del contenuto in attesa del responso del suo dipartimento di fact-checking. Allora si metteva in discussione la stessa esistenza del laptop di Hunter Biden e di quelle foto, non essendoci nessun altro media a confermare la notizia ed essendo la fonte politicamente orientata in favore di Trump.

Da allora, l’esistenza del dispositivo e l’autenticità di parte del materiale in esso contenuto sono stati confermati da diversi media. Non le supposizioni del Post sui legami inconfutabili tra i contenuti di quel computer e presunti affari corrotti all’estero dell’attuale presidente Joe Biden.

Facebook e Twitter ammettono di aver sbagliato – Mark Zuckerberg, ceo della casa madre di Facebook e Instagram, Meta, ha ricostruito la scelta operata in quell’occasione nella lettera inviata alla Commissione giustizia della Camera Usa il 26 agosto di quest’anno: “L’Fbi ci aveva avvertito di una potenziale operazione di disinformazione russa sulla famiglia Biden – scrive Zuckerberg –. Quando abbiamo visto un articolo del New York Post che riferiva di accuse di corruzione che coinvolgevano la famiglia dell’allora candidato democratico alla presidenza Joe Biden, abbiamo inviato l’articolo ai fact-checker per una revisione e lo abbiamo temporaneamente declassato in attesa di una risposta”.

La notizia era vera, ed è stata parzialmente confermata anche dal Washington Post, New York Times e dalla rete tv Cbs. Nel laptop non c’erano prove che collegassero Joe Biden ad affari torbidi, come suggeriva il primo articolo del New York Post imbeccato da Giuliani, ma c’erano abbastanza foto e video da portare, quest’anno, la giuria di un tribunale a giudicare Hunter colpevole di aver mentito nella sua richiesta di porto d’armi quanto all’uso di droghe. La giuria ha dichiarato Biden colpevole di tre reati, la sentenza sarà pronunciata tra qualche settimana.

Nella sua lettera al Congresso, il ceo di Meta ha scritto che quella decisione della sua azienda fu sbagliata: “Da allora è stato chiarito che non si trattava di disinformazione russa e, col senno di poi, non avremmo dovuto declassare la storia”. Meta assicura anche di aver cambiato le sue policy in modo da non ripetere più un errore simile. Anche gli ex manager di Twitter, che nel 2022 è stato acquisito da Elon Musk ed è diventato X, hanno ammesso che cancellare la storia del laptop di Biden è stato un errore, e si sono scusati davanti alla commissione Usa nel 2023.

“Pressioni dello staff di Biden”: il ruolo di Blinken e dell’ex Cia Morrell– I repubblicani ritengono di aver acquisito le prove del fatto che quelle decisioni delle piattaforme social siano state prese dietro pressioni da parte dell’Fbi e della Cia, su ordine del comitato di Joe Biden e in particolare dell’attuale segretario di Stato Antony Blinken.

Dopo la pubblicazione della notizia del New York Post, infatti, il 14 ottobre 2020, 51 ex funzionari dell’intelligence Usa all’epoca (da ex funzionari) avevano firmato una lettera sostenendo che la storia del laptop mostrava “tutti i classici segni di un’operazione di influenza russa”. Due fonti hanno confermato l’anno scorso al New York Post che l’Fbi aveva verificato l’autenticità del computer portatile già nel novembre del 2019.

La Commissione giustizia della Camera Usa, a maggioranza repubblicana e presieduta dal senatore dell’Ohio Jim Jordan, ha raccolto dichiarazioni che confermano che c’è stata una telefonata da parte di Antony Blinken all’ex vice direttore della Cia Michael Morell (lo è stato fino al 2013) in cui Blinken bollava la notizia come “disinformazione russa” e dava così impulso per la lettera dei 51 funzionari dell’intelligence. Secondo la ricostruzione, Blinken avrebbe detto: “Pensiamo che Trump attaccherà Biden su questo tema durante il dibattito di questa settimana. Vogliamo dargli un argomento da usare in risposta”. Lo stesso
Morell ha dichiarato davanti alla Commissione che la telefonata di Blinken ha “innescato” la sua intenzione di scrivere la dichiarazione.

La commissione guidata dai repubblicani ha provato quindi l’attivismo dello staff di Biden per limitare l’impatto politico negativo dello scoop riguardante suo figlio, a poche settimane dalle elezioni, ma non il diretto interessamento di funzionari del governo federale in carica. Sia Twitter che Meta hanno smentito di aver ricevuto dirette pressioni da parte del governo o di organi federali, ma giustificano la loro decisione censoria con il contesto: la campagna elettorale del 2020 era dominata dagli allarmi sulla “disinformazione” russa per screditare il processo elettorale, il contenuto era ritenuto poco affidabile e nel dubbio è stato rimosso.

Poco dopo ci sarebbe stato l’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021 e il tema della rimozione di account e contenuti sarebbe arrivato fino a Donald Trump, escluso da tutte le piattaforme social americane con l’accusa di aver incitato alla violenza.

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  • 08:11 - Cinema, Sara Doris: "Il film su mio padre è un’emozione straordinaria"

    Venezia, 3 set. - (Adnkronos) - "Un’emozione straordinaria”. Così Sara Doris, presidente della Fondazione che porta il nome di suo padre, Ennio, descrive ciò che ha provato guardando “Ennio Doris, c’è anche domani”, la pellicola presentata alla 81° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nel contesto del Venice Production Bridge, il mercato cinematografico della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica. Un film diretto da Giacomo Campiotti e dedicato a Ennio Doris, il ‘banchiere gentile’ scomparso il 24 novembre 2021.

    “Sono andata sul set e mi sono emozionata anche mentre giravano il film - confessa Sara Doris - Credo che Giacomo Campiotti, il regista, abbia colto con grande sensibilità l'animo di mio padre, della sua famiglia e della sua storia. Vedere il riassunto della sua vita in queste due ore di film è stupendo. È la storia vera e concreta di un essere umano e credo che per questa sua autenticità lasci qualcosa nello spettatore”.

    Dall'infanzia povera e felice a Tombolo, nel padovano, alla fondazione di Banca Mediolanum e ai successi internazionali, quella di Ennio Doris è la storia di un uomo qualunque che ha fatto strada. Un’impresa che “Se ognuno di noi si applica, se mette a frutto i propri talenti, se rimane fedele alle proprie radici, ai propri valori, può realizzare”, incalza Doris.

    Il titolo del film, 'C'è anche domani', custodisce un aneddoto familiare: “Come si vede nel film, è tratto da un episodio vero del 1953 - racconta la figlia del banchiere - Quando il beniamino di mio padre, il ciclista Fausto Coppi, perse una delle ultime tappe del Giro d'Italia e sembrava avesse perso il Giro. Mio nonno consolò mio padre in lacrime dicendogli: 'Ennio, ricordati che c'è anche domani'. Il giorno dopo Coppi vinse la tappa e successivamente, il Giro d'Italia. Quindi per mio padre questa frase è diventata una pietra miliare, un fondamento del suo modo di affrontare la vita, anche nei momenti più difficili”.

    ‘C’è anche domani’ è anche il titolo del libro scritto da Ennio Doris nel 2014. Proprio su quel libro si basa la sceneggiatura del film: “Mi è piaciuta molto - ammette Sara Doris - Il regista e lo sceneggiatore hanno chiacchierato molto con la nostra famiglia e hanno saputo cogliere dei momenti salienti e delle sfumature che raccontano molto dei personaggi. Chi ha realizzato la sceneggiatura è stato bravissimo a cogliere la verità. La realtà”, conclude.

  • 08:09 - Cinema, Zaia: "Ennio Doris grande imprenditore e grande veneto"

    Venezia, 3 set. (Adnkronos) - È stato proiettato alla 81° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nel contesto del Venice Production Bridge, il mercato cinematografico della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, il film ‘Ennio Doris, c’è anche domani’: “La storia di un grande imprenditore, di un grande veneto”, ha dichiarato il presidente del Veneto Luca Zaia presente alla proiezione del film.

    “L'ho conosciuto, ho avuto questa fortuna - racconta Zaia - Ha avuto sempre dei mantra molto chiari, ovvero la positività, la determinazione, la forza di volontà e l'umanità. Ennio ha saputo trasmettere queste caratteristiche a tutto il suo team e alla famiglia. Valori ancora oggi quanto mai attuali". "Nel nostro tempo - continua il governatore - quando la narrazione è quella di dire ai ragazzi che l'unica soluzione è quella di fare le valigie e andare via dall'Italia, portare un esempio virtuoso come quello della storia di Ennio Doris fa riflettere moltissimo sul fatto che i sogni si possono realizzare, ma dietro ad ogni sogno ci sono enormi di sacrifici”.

    Il film diretto da Giacomo Campiotti narra la storia di un uomo di umili origini che ha saputo raggiungere successi internazionali: “È apprezzabile che sia stata fatta una ricostruzione che ha mantenuto l'identità, la presenza del Veneto, non solo nella lingua ma anche nei paesaggi - osserva Zaia - I miei complimenti alla famiglia Doris innanzitutto per questa scelta filologica assolutamente corrispondente alla realtà. La storia è quella di ‘uno di noi’ che è diventato un grande finanziere, ma che ha saputo portare quei valori del Veneto che sono l'umanità e la solidarietà, anche nella finanza. Basti pensare a quello che accadde con il crollo di Lehman Brothers quando 11 mila clienti di Mediolanum persero 120 milioni di euro. Grazie a un'idea di Ennio quei 120 milioni furono poi erogati dalle casse personali della famiglia Doris e della famiglia Berlusconi”, conclude.

  • 21:01 - Toyota: Santilli, mercato premia scelta full hybrid, possiamo chiudere 2024 a quota 120 mila

    Roma, 3 set. - (Adnkronos) - In un mercato italiano che ha chiuso agosto a -13,3% "ci ingorgogliscono i risultati di Toyota" che termina il mese a +24% e una quota sopra il 9%, "risultati frutto di una nostra strategia che ha al centro il full hybrid, che copre l'80% delle nostre vendite, e che nasce da una scelta fatta 27 anni fa con la prima Prius e che vede 27 milioni di clienti nel mondo guidare le nostre soluzioni elettrificate". Lo sottolinea all'Adnkronos Alberto Santilli, Amministratore Delegato di Toyota Motor Italia, a margine dell'evento in TMI di presentazione della rinnovata partnership con la Federazione Ciclistica Italiana. E alla luce dei primi 8 mesi che vedono il gruppo giapponese a 85.873 unità vendute (+35,2%), Santilli sottolinea come "per l'intero 2024 puntiamo a superare le 120 mila immatricolazioni, un volume importante che vorremmo addirittura superare il prossimo anno".

    Ma per raggiungere questi obiettivi - ricorda - "al centro dobbiamo sempre mettere il cliente, con le sue esigenze, un cliente al quale offriamo un approccio multi-tecnologico". Infatti pur essendo pionere delle motorizzazioni ibride, oggi il gruppo Toyota continua ad offrire proposte differenziate sui diversi mercati e, in attesa delle svolte in arrivo intorno al 2028 con le batterie a stato solido, mostra di credere nella 'soluzione di transizione' verso l'elettrico puro, e cioè il plug-in. Una soluzione proposta in uno dei bestseller, la C-hr di cui ha da poco debuttato proprio la versione 'alla spina': una vettura "che - osserva l'ad di TMI - è stata accolta molto positivamente, con un tasso di riacquisto vecchi clienti assolutamente importante, non solo è un modello di rottura dal punto di vista di design ma crediamo che il plug-in sia una soluzione che ci accompagnerà nella transizione verso il 100% elettrico". "Per questo - aggiunge - mi piacerebbe che ci fossero maggiori sostegni sulle vetture plug-in".

    E' un discorso, quello della trasformazione del parco circolante, che inevitabilmente si accompagna a quello degli incentivi: "A noi hanno dato una spinta marginale, ma bisogna riconoscere che non stanno andando 'veloci' in termini di vendite come il mercato si aspettava: noi siamo 'neutrali' dal punto di vista tecnologico, ogni casa deve correre sapendo di contare in primis sulle proprie soluzioni: gli incentivi possono facilitare" la proposta dei brand ma - conclude Santilli - non sono l'elemento sui cui basare una strategia".

  • 20:58 - Mo: Terzi (FdI), 'atroce e inqualificabile post giovani palestinesi sul 7 ottobre'

    Roma, 3 set (Adnkronos) - "È atroce e inqualificabile il post su Instagram con cui i “giovani palestinesi” definiscono il pogrom del 7 ottobre 2023 "una rivoluzione" e con cui convocano una manifestazione di “resistenza” a Roma il prossimo 5 ottobre". Lo dice il senatore di Fratelli d'Italia Giulio Terzi.

    "Un vergognoso elogio di un massacro che dimostra come l'educazione all'odio diffusa nei territori palestinesi venga ormai esportata in modo scellerato anche all'estero in maniera estremamente pericolosa. Un incitamento all’odio che, come tutti i richiami all’intifada, esalta la violenza genocida e il disprezzo per la vita, e che non può trovare né spazio né giustificazione alcuna nella nostra società libera e democratica”, aggiunge Terzi.

  • 20:44 - Mo: Donzelli (FdI), 'orrore per manifestazione anniversario 7 ottobre'

    Roma, 3 set. (Adnkronos) - "Provo orrore alla sola ipotesi di una manifestazione in Italia per festeggiare l’anniversario del massacro del 7 ottobre. Non è stata una rivoluzione, ma un vigliacco crimine terroristico". Lo scrive sui sociale Giovanni Donzelli, di FdI.

  • 20:09 - Mic: Pd, 'Sangiuliano subito in Parlamento, inaccettabile ministro sotto ricatto'

    Roma, 3 set (Adnkronos) - "La convocazione del ministro Sangiuliano a Palazzo Chigi è la prova che la ricostruzione che è stata fatta ieri da Meloni in diretta televisiva non è veritiera e piena di imprecisioni". Lo dice la capogruppo democratica nella commissione Cultura della Camera Irene Manzi.

    "Sangiuliano ha mentito e lo ha fatto anche alla più alta carica del governo le cui dichiarazioni sono state sbugiardate dalla pubblicazione di importanti documenti sui social network da parte di una persona estranea all'amministrazione che, secondo il ministro e la presidente del consiglio, non avrebbe dovuto aver accesso a quelle informazioni", prosegue.

    "Il Parlamento deve essere informato con urgenza, siamo davanti a una vicenda grave che sta disonorando le istituzioni e i cui contorni torbidi lasciano pensare che il ministro Sangiuliano non si trovi più nelle condizioni di agire autonomamente. Le continue pressioni sui social che lo stanno portando a modificare giorno dopo giorno la riscostruzione dei fatti lasciano intendere di un probabile ricatto. E questo non è possibile", conclude.

  • 19:03 - Arte: arriva la scultura fatta di 3mila diamanti e platino

    Conegliano, 3 set . (Adnkronos) - Sarà esposto da oggi 3 al 15 settembre a Conegliano: si chiama The White Olive Tree, un' opera d'arte unica al mondo, messa a disposizione a favore della raccolta fondi per le malattie rare organizzata per Associazione Agito (Associazione Genitori Insieme Tumori Ossei) nei 50 Anni di Breda Gioielli. L'opera d'arte presentata da World Diamond Group viene esposta per la prima volta nel trevigiano: una scultura unica, dal valore difficilmente calcolabile, commissionata su volontà e convinzione del ceo di World Diamond Group Giuliano Castrenze.

    Il sindaco di Conegliano Fabio Chies sottolinea come “questo evento rappresenta il senso di comunità, la voglia di fare del bene e, qui a Conegliano, il volontariato collegato agli eventi in città è una risposta molto forte che cerchiamo sempre di dare".

    “Per noi è un’occasione preziosa per portare i sarcomi ossei all’attenzione delle istituzioni e della cittadinanza e per lanciare un disperato appello affinché l’impegno per la ricerca per questi tumori rari aumenti. Abbiamo bisogno di ricerca, i ragazzi lo meritano”, ha sottolineato Sabrina Bergonzoni, Presidente di Agito. Agito ha sede a Bologna e fa riferimento all’Ospedale Rizzoli. Daniela Breda, con la sorella Marzia in passato colpita da un timore osseo, e’ l’organizzatrice dell’evento e sottolinea l’importanza e “la voglia di sensibilizzare sempre più nell’aiutare la ricerca anche con questo progetto”.

    Il tronco dell'opera è in marmo di Carrara e poggia su una base in legno d'olivo invecchiato. L'opera in passato ha toccato selezionate sedi espositive: Vicenzaoro e poi Milano, Shanghai, Pechino, Hong Kong fino a Doha e anche una premiere alla Mostra del Cinema di Venezia: “quest'opera rappresenta un simbolo di amicizia tra i popoli: un ulivo i cui frutti sono impreziositi da 3003 diamanti, incastonati su rami e foglie in platino, per un totale di oltre 366 carati" sottolinea Castrenze. La scultura ora sarà visibile, tra le altre cose in coincidenza proprio con la settimana della principale manifestazione orafa italiana (Vicenzaoro, dove fu esposta per la prima volta in assoluto), dal 3 al 15 settembre. Appuntamento presso lo spazio Breda Gioielli di via Carducci 1 a Conegliano (Treviso) con orario 9/12:30 e 16/19.30; nei giorni di visita sarà possibile sostenere direttamente l'associazione Agito al conto corrente IT41 E070 7237 1300 0000 0441 070.

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